Piangere è una pratica oggi percepita in modo negativo e peggiorativo. Si piange da soli, ci se ne vergogna, è un’ammissione di debolezza mal tollerata. Insieme al pianto che le accompagna, tutte le situazioni dolorose che coincidono con una crisi vengono messe al bando, sono causa di ostracizzazione dal gruppo. Piangere è altresì una pratica stigmatizzante di genere e culturale. Piangere è una cosa da femmine, quando invece, proprio nei territori del Sud dove prenderà vita Trenodia, le donne detenevano col pianto rituale una pratica in grado di salvaguardare la comunità dalla follia della perdita. Piangere stigmatizza culturalmente l’immagine del Sud visto come un eterno lamento di genti che non sanno risollevarsi dai loro mali.
Ernesto de Martino, l’antropologo che ha legittimato l’esistenza della cultura del Sud italiano, ci insegna che “saper piangere” è ciò che può trasformare lo strazio, per reintegrare l’umanità nella storia, per rialzarsi e tornare ai doveri della vita.
Trenodía prende origine dalle immagini negative e stereotipate per trasformarle. Trasformare la lamentela in pianto rituale, il piagnisteo in un’altisonante lamentazione collettiva che irromperà nei vicoli e nelle campagne, nei sassi materani e nei greti dell’Ofanto e del Basento per camminare sulle origini stesse della poesia che si è costruita metricamente sul passo, per mettere in misura lo smisurato della crisi, per trovare assonanze tra i ciottoli della pasoliniana forza del passato.
Di cose da piangere ce ne sono tante, dalla morte degli ideali alle specie vegetali estinte, dall’accoglienza alle falde acquifere. Ognuno ha una lunga lista di cose rimpiante. Il pianto per tutto ciò che nel nostro mondo è in pericolo di vita o già estinto deve innalzarsi, sonoramente, ritualmente, collettivamente, essere rigenerante. Un pianto rituale itinerante.
Il corteo è una forma esperienziale estremamente intensa, dà la misura dell’energia che si innesca nella condivisione. E’ la forma della manifestazione, della contestazione, della preghiera. Trenodia, però, si propone di riscoprire la forma del corteo sotto altre vesti da quelle delle pratiche sociali in uso. Un corteo come forma d’arte.